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Calabria. Boschi tra due mari

di occasionivacanze 17 ottobre 2007

Itinerario 16 CALABRIA – Boschi tra due mari

 

Alla scoperta dei paesi e delle montagne del comprensorio della Comunità Montana dei Monti Reventino/Tiriolo/Mancuso ,in provincia di Catanzaro, a cavallo tra il mare Jonio e il mare Tirreno.

 

Testo di Antonio Ferraro e Alfonso Picone Chiodo

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Il mare e la montagna, gli abissi e le vette: possono sembrare ambienti lontani ma in Calabria v’è un massiccio, il Reventino, che li avvicina come pochi in Italia. Anzi dai suoi boschi si può addirittura godere la vista di due mari e perfino di alcune isole.

Il comprensorio del Reventino, infatti, si affaccia con il suo profilo ondulato sulla parte più stretta della Penisola, l’istmo di Marcellinara tra i mari Jonio e Tirreno, di appena 30 chilometri. Questo singolare gruppo montuoso è il naturale prolungamento verso ovest della Sila Piccola, con la sua catena montana che parte da monte Serralta (1246m) a monte Reventino (1417m) e monte Mancuso (1328m), come una barriera invalicabile interrotta solo dalle profonde incisioni dei fiumi Corace ad Est e Amato nella parte centrale, nelle quali si elevano, in posizione strategica sul letto dei due fiumi, rispettivamente, l’abitato di Gimigliano e quello di Tiriolo.

La catena copre, a Nord, lo stupendo pianoro ondulato sulle sponde dell’alto corso dell’Amato. Il pianoro è circondato dalle montagne anche sugli altri lati: ad Ovest dal crinale del lato sinistro del bacino del fiume Savuto, di andamento quasi parallelo al corso dello stesso fiume, a Nord dalla Sila Grande e ad Est dal displuvio tra i fiumi Melito e Corace. Dalla sua sorgente sul Reventino il fiume Amato, nel suo tratto montano, scende dolcemente da Oriente verso Occidente, per poi invertire la direzione, con un ampio semicerchio tra le gole di Serrastretta, Tiriolo e Marcellinara, immettendosi quindi nella piana lametina per sfociare nel mar Tirreno. L’altro fiume che attraversa il tratto montano, il Corace, nasce dal monte Brutto e scende con pendenza non eccessiva sino al profondo burrone esistente tra i territori di Cicala e Gimigliano, dove le sue acque, ingrossate dal fiume Melito, percorrono l’ultimo tratto in direzione Sud/Sud/Est sino alla sua foce sul mar Jonio. Sull’altopiano i due fiumi corrono quasi paralleli, a distanza tra loro di 1-2 chilometri, separati da una propaggine collinare a quota 800/900 metri. I loro corsi divergono tra Cicala e Gimigliano, in corrispondenza del masso calcareo formato in parte dal monte Tiriolo.

La profonda incisione del vallone Acciaio, affluente del Corace, divide dalla propaggine quest’ultimo monte che si erge, con le sue ripide pendici, in posizione dominante su tutto l’istmo e dalla cui sommità si abbracciano in un solo sguardo lo scenario unico ed incomparabile dei due Mari, lo Jonio e il Tirreno separati da uno stretto lembo di terra.

Tra i monti Reventino e Mancuso nasce, in corrispondenza del colle S.Mazzeo, il fiume Bagni che scende, con andamento fortemente torrentizio di direzione Nord/Sud lungo una profonda incisione della pendice montana, sul golfo di S.Eufemia. Il fiume è noto sin dall’antichità per le sue sorgenti d’acqua calda che sgorgano lungo il suo ripido bacino, usate per le cure termali sin dall’epoca greco/romana, epoca della quale la zona conserva l’antico nome mitologico di Caronte, denominazione data anche allo stabilimento di cure termali che sorge sullo stesso luogo.

 

UN PANORAMA SEMPRE VARIO E SUGGESTIVO

Ogni sito del territorio offre vedute suggestive e varie, dalle sue pendici geometricamente punteggiate dagli oliveti nelle quote più basse, dove più in alto svettano gli alberi di alto fusto, al piano collinare con i suoi poderi coltivati intervallati da alberature da frutto od ornamentali. Lungo le sue vette il panorama si allarga su un vastissimo territorio, con ampie vedute sull’orizzonte marino. Tra Platania e il passo di Acquabona, all’ora del tramonto, il mare appare, guardando in basso tra i tronchi degli alberi di faggio e di castagno spogli nei mesi invernali, come un’enorme lastra luminescente. La cima del Reventino è composta da due vette vicine, divise da una selletta, dalle quali si abbracciano ampie vedute mozzafiato. Da quella sul lato ovest si domina tutta la vallata del Savuto, con le sue pendici intensamente coltivate ad oliveti, vigneti e ortaggi, incise dai profondi valloni degli affluenti e con i suoi caratteristici abitati arroccati su cucuzzoli o su speroni: Rogliano, Belsito,Malito e Grimaldi sulla sponda destra e, sulla sponda sinistra Scigliano, Motta S.Lucia, Conflenti, Martirano, appollaiato su un grosso monolite roccioso che scende quasi a picco sul fiume, e l’abitato a scacchiera di Martirano Lombardo adagiato sulla pendice di monte Mancuso. Guardando in direzione del corso del Savuto, sull’avvallamento tra la catena silana e quella costiera, si stagliano sul cielo nettamente le cime più alte della catena del Pollino. Dalla vetta Est la visuale spazia tra l’istmo, sullo sfondo della catena delle Serre e delle cime aspromontane, e le isole Eolie in un ampio arco marino sino allo stretto di Messina. Nelle giornate limpide spingendo lo sguardo lungo la visuale che passa sopra il promontorio di monte Poro, l’area dello Stretto e la linea della catena Peloritana, si distingue chiaramente la caratteristica sagoma conica dell’Etna. Le pendici di monte Mancuso, che scendono sui versanti Sud, Ovest ed Est, sono coperte da foreste con alberi di varie essenze: cerri, pini, abeti, ontani, castagni e faggi. Le foreste sono caratterizzate dalle liane che fasciano e coprono con il loro fogliame i tronchi e i rami degli alberi, dando al bosco un aspetto suggestivo.

UNA VEGETAZIONE RIGOGLIOSA

In tutta l’area Repentino/Mancuso la vegetazione si presenta molto rigogliosa. Salendo da valle la folta vegetazione passa dall’area collinare prettamente mediterranea dominata dagli oliveti e querceti nei profondi valloni, a quella montana con gli alberi d’alto fusto di cerri castagni, pino lancio, abete bianco e faggi alle quote più elevate. I castagneti più folti si trovano tra Cicala, Serrastretta, Carlopoli e Gimigliano, con esemplari plurisecolari dalle dimesioni imponenti, dove tale albero rappresenta tradizionalmente un’impo
rtante risorsa con la raccolta e lavorazione del suo frutto e per il suo legno. Sulle pendici e sulla vetta del monte Mancuso v’è tutta una varietà di alberi: pioppi, roveri, ontani napoletani e ontani neri. Sul Reventino dominano i pini, i faggi e gli abeti. A Decollatura v’è un attrezzato parco comunale ricco di molte essenze con accanto, in località Cannelli un fitto bosco con esemplari plurisecolari di rovere e ontano napoletano. Il sottobosco, tra la primavera e l’estate, è ricchissimo di deliziose fragoline e, in autunno e in primavera, di pregiati funghi tra i quali il porcino, l’ovolo e la mazza di tamburo. Numerose le qualità di fiorellini multicolori, dalla violetta ad una grande varietà di orchidee selvatiche, che coprono le verdi radure forestali quando le stesse non sono ammantate di neve.
In questi ambienti sono presenti il lupo, soprattutto nelle parti più alte, la volpe, la faina, la donnola, la puzzola, il tasso, il ghiro e lo scoiattolo. Il cinghiaie è stato reimmesso nel dopo guerra ed attualmente è molto diffuso. Lo scoiattolo, dal ventre bianco e il dorso nero, è un grazioso animaletto che abita in nidi, del tipo di quelli degli uccelli, ma di maggiori dimensioni, si nutre con i pinoli dei pini e lo si incontra spesso mentre sale e scende rapidamente lungo i tronchi degli alberi.

UNO SGUARDO ALLA STORIA

L’area del Reventino, per la sua posizione baricentrica e strategica per i collegamenti tra la valle del Crati e l’Istmo, ha sempre rappresentato il luogo d’incontro e di scontro tra i vari popoli che si sono avvicendati sul territorio della regione chiamata dai greci Italia, poi Brutium dai Romani e infine Calabria in epoca bizantina. E’ significativo, d’altra parte, che un monte, ubicato a metri 863 sul displuvio tra l’Amato e il Corace si chiami Battaglia. Non si sa se si riferisce ad una battaglia di Annibale o dei Normanni, per come si tramanda oralmente, oppure di altro periodo. I reperti trovati sul pianoro di Decollatura testimoniano la presenza umana in epoca neolitica. Il territorio ha avuto una grande importanza all’avvento del popolo dei Bruzi, che compaiono nella storia nel IV secolo dopo il loro distacco dai Lucani. A differenza di altri popoli, i vari gruppi nei quali erano scissi i Bruzi si unirono formando una confederazione nel sito dell’attuale Cosenza che, in sintonia con l’accordo raggiunto, chiamarono Consentia. Estesero quindi il loro dominio su tutta l’area montana, Sila e Reventino Mancuso. La porta affacciata sull’Istmo, dove ora sorge Tiriolo, era presidiata da un raggruppamento di abitati fortificati, chiamato Theuranus, che rappresentava il centro di scambi commerciali e culturali tra i Bruzi e le città magnogreche, divenendo poi avamposto per le guerre di conquista di tutto il territorio della Calabria. Ciò provocò l’intervento dei Romani con la conseguente loro conquista del territorio. Una notevole testimonianza della loro presenza sono i resti di Villa Romana in località Pian delle Vigne nel comune di Falerna da cui si gode un ottimo panorama sul mar Tirreno.
Il dominio dei Romani causò contro di loro tutta una serie di rivolte dato che si erano impadroniti delle più importanti risorse silane: il legname per la costruzione delle navi e la resina per il calafataggio del fasciame dei navigli. Le rivolte scoppiavano soprattutto in occasione dei Baccanali, per come è testimoniata da una tavoletta in bronzo nella quale i Romani regolavano rigidamente lo svolgimento di tali feste. La tavoletta si trova nel Museo di Vienna e una copia è in mostra nell’Antiquarium di Tiriolo, dove si possono osservare molti altri pezzi unici che testimoniano la civiltà dei Bruzi. La valle del Savuto è anche nota per la tragica morte del re di Germania Enrico VII, l’infelice figlio di Federico Il travolto, nel suo regno, dai contrasti tra i feudatari e le classi borghesi emergenti nelle città. Si schierò con la borghesia, contro il parere del padre che gli suggeriva di mediare, tenendo conto della migliore forza della classe baronale. Fu quindi deposto come ribelle e imprigionato nel castello di Nicastro. Morì nel trasferimento da Nicastro al castello di Martirano, secondo alcuni, o nel castello di Martirano secondo altre fonti. Le vicende successive si confondono con quelle del territorio regionale. Nel 1807 in Soveria Mannelli vi fu un episodio, analogo a quello dei Vespri siciliani di oltre 5 secoli prima, di rivolta popolare contro i francesi per la violenza subita da una donna di Soveria Mannelli da parte di un soldato francese. Altro avvenimento noto è quello della battaglia di Soveria Mannelli tra i garibaldini e i borbonici il 31 agosto 1860, importante perchè spianò la strada a Garibaldi verso la Campania. In realtà la battaglia cessò dopo i primi colpi con la resa del generale borbonico Ghio, alla testa di 12.000 soldati appena gli fu comunicata la notizia che il comando generale di Cosenza si era arreso ad un Comitato Nazionale formato dai gruppi liberali cosentini. L’episodio è riportato nelle memorie di Maxime Du Champ, componente dello Stato maggiore di Garibaldi.

PAESI RICCHI DI TRADIZIONE

In armonia con l’ambiente naturale i centri abitati si apprezzano, sia per i loro antichi centri storici, sia per la correttezza degli attuali interventi edilizi nei paesi e nei poderi a scacchiera ben tenuti, segno di una cultura interiore del territorio quale risorsa da non compromettere.
Gli abitati delle quote più alte, Carlopoli, Soveria Mannelli, Decollatura, Conflenti e Martirano Lombardo, sono di epoca relativamente recente, essendosi formati dopo il secolo XV dai raggruppamenti di casali, contrade e case sparse.
Di più antica data sono i paesi di Cicala e Gimigliano, a Nord/Est, di Tiriolo, Miglierina, S.Pietro Apostolo, Serrastretta, Platania e le frazioni di Lamezia Terme sulle pendici del versante sud, Falerna, Nocera Terinese, Martirano e Motta S.Lucia lungo le pendici Ovest che degradano sulla sponda sinistra del fiume Savuto. Gizzeria, e altri abitati sull’Istmo, sono paesi fondati da popolazioni albanesi, intorno alla metà del XV secolo, i cui primi gruppi giunsero in Calabria con l’esercito di Demetrio Reres, inviato da Skanderberg in soccorso di Alfonso I d’Aragona per domare la rivolta dei baroni. L’ubicazione di tali abitati fu dettata da motivi di strategia, in posizione dominante sulla piana lametina, analogamente a quella dei paesi d’origine albanese delle piane del Neto e di Sibari.
Dopo la fase della grande emigrazione si nota sempre di più lo sviluppo delle attività produttive, soprattutto nel settore della commercializzazio-ne e della trasformazione dei prodotti agricoli sempre legate ad una tenace tradizione. Carlopoli è caratterizzato dalla lavorazione del latte con i suoi pregiati latticini, Cicala è noto per la sua specializzazione nella lavorazione e commercializzazione delle castagne e marroni esportati anche in Europa e Nord/America. Conflenti è rinomato per la produzione dolciaria, ad esempio i mustaccioli a base di miele e le grispelle, ciambelle di patate e farina fritte.
In Tiriolo vi è un artigianato di qualità per la lavorazione dei famosi vancali, scialli in lana o seta, di ‘pezzare’, di strumenti musicali antichi e altri di carattere artistico. A Serrastretta è fiorente la tradizionale produzione artigianale di sedie esportate anche all’estero, attività che si è conservata malgrado la tumultuosa emigrazione dei decenni scorsi, al contrario di quanto avvenuto in altre realtà calabresi. Soveria Mannelli, oltre che
di una serie di piccole e medie aziende produttive, è sede di una filanda che produce coperte con filati e manifattura tradizionale e di una casa editrice di rilevanza nazionale.
I visitatori possono venire a contatto delle suggestive tradizioni di ciascun paese in numerose occasioni. Ad esempio, nel periodo natalizio gran parte degli abitanti di Decollatura sono coinvolti nell’allestimento di un caratteristico presepe vivente. Molto coinvolgente per attori e spettatori è anche il dramma sacro, detto ‘a’ Pigghiata’, che si recita in vari punti dei paesi di Tiriolo e di S.Pietro Apostolo. Chi verrà a Nocera Terinese nel periodo della Settimana Santa non deve perdersi la processione dell’Ad-dolorata e il rito dei ‘Vattienti’ o della ‘flagellazione’. L’ultima domenica d’agosto a Conflenti si celebra la festa della Madonna della Quercia sulle pendici del monte Reventino. Essa è preceduta da una novena con la partecipazione di migliaia di pellegrini provenienti da tutta la Calabria ed oltre. Altra ricorrenze liturgica, di rilevanza comprensoriale, è la festa della Madonna di Costantipopoli, venerata nel Santuario di Porto, a Gimigliano; la cui celebrazioni inizia la domenica di Pentecoste e continua fino al martedì successivo; di notevole richiamo è anche il pellegrinaggio del 25 Aprile

LA CUCINA, UN MISTO DI FANTASIA E SAGGEZZA

Il territorio della Comunità Montana è ricco di molte aziende di piccola e media dimensione per la lavorazione di funghi, sottaceti e di antipasti in genere apprezzati non solo in Italia. Gli appassionati micologi potranno raccogliere non solo il principe dei funghi, il ‘porcino’, ma anche il ‘rosito’, gli ‘ovoli’, le ‘mazze di tamburo e i vavusi’ (boletus luteus e granulatus). Il turista apprezzerà inoltre la cucina locale che merita di essere conosciuta meglio per la sua genuinità, fantasia e antica saggezza; del resto la natura qui é generosa di ottime materie prime, come il puro e abbondante olio di oliva di pianura e di collina, i derivati del maiale, gli ortaggi, le verdure e quelle erbette che fatte essiccare al sole danno alle pietanze un gusto e un odore particolare che si accompagnano bene al ‘pane di casa’ che, fatto con farina di grano duro e cotto nel forno a legna, acquista sapore col passare dei giorni. Sempre con la farina di grano duro le massaie preparano sapientemente vari tipi di pasta dal nome suggestivo come ad esempio i ‘covateddri’, piccoli pezzi di pasta scavati con il dito su di un cestello detto ‘crivu’, oppure i ‘maccarruni allu ferriettu’, cioè pezzetti di pasta avvolti su di un ferro che diventano simili a spaghetti grossi e corti dal sapore sodo e rude di grano. Quale migliore condimento per questa pasta che non il ragù di maiale con una grattugiata di ricotta affumicata o dell’ottimo pecorino? Il peperoncino rosso piccante verrà sempre offerto sulle tavole per insaporire varie pietanze. Fino al secolo scorso lo si riteneva utile anche per debellare febbri e altre malattie.
Per quanto anche le carni di coniglio, agnello e capretto siano molto apprezzate, è quella di maiale a fare da padrona sulle tavole. Infatti essa ricorda l’uccisione del maiale che anche qui viene vissuta quasi come una festa collettiva dal sapore magico/religioso per il susseguirsi di banchetti rituali in cui si gustano le ‘frittule’, ottenute mettendo a bollire la carne di maiale in un grande calderone, rallegrati dall’ebbrezza del vino rosso locale. Inoltre, si sa, dal maiale si preparano dei saporitissimi salumi che si lasciano stagionare per alcuni mesi, come il capicollo, ricavato dalla parte vicina al collo dell’animale, le salsicce e le soppressate al cui impasto si aggiunge, oltre il sale, la conserva di peperone rosso, dolce o piccante.
Tra i formaggi ricordiamo oltre alla già citata squisita ricotta salata e affumicata anche le tenere e delicate ricotte di latte di vacca, pecora e capra, vendute in cestini conici di giunchi intrecciati, chiamati ‘fuscelle’, e i ‘burrini’ fatti con burro finissimo rivestito di caciocavallo. Dai menù dei ristoranti non mancheranno le trote e le anguille o i pesci del mare antistante la costa locale, come i ‘surici’ di forma piatta e dalle carni sode e bianchissime, ottimi fritti nell’olio.
Al termine del pasto non si possono non assaggiare le ‘crocette’, fatte con cuore di noci e fichi secchi profumati da bucce di mandarino o i tipici dolci. Il più caratteristico è quello che si prepara a Pasqua, la ‘cuzzupa’, ciambella decorata da uova sode; degli altri dolci molti risalgono alla tradizione greca, soprattutto quelli con il miele, già citati dal poeta Teocrito negli ‘Idilli’, mentre una squisita torta, la ‘pittanchiusa’, è di origine araba, con frutta secca e spezie racchiuse da sottili sfoglie di pasta.
Nel campo turistico sono sorti esercizi della ristorazione e ricettivi di gran pregio, nonché confortevoli aziende agrituristiche.

GLI ITINERARI

 

Per conoscere questo splendido territorio bisogna immergersi nelle sue foreste, lungo le pendici e le vette del monte Reventino, del monte Mancuso e di tutta la corona di cime del lato sud del pianoro di Decollatura. Suggestivi percorsi sono costituiti dal greto dei fiumi: lungo gli alti corsi dell’Amato e del Corace, nella valle dei mulini nel tratto dell’Amato tra Tiriolo, Miglierina e S.Pietro Apostolo, nella faggeta di monte Contrò presso Serra/stretta, sul circuito a nord dell’abitato di Soveria Mannelli e di Decollatura.
Questa Comunità Montana, diversamente da molte altre nel sud Italia, si è distinta per la progettazione e la realizzazione di un’ampia rete di sentieri. Oltre alla segnaletica accuratamente disposta grazie alla quale non v’è difficoltà per l’orientamento, l’escursionista troverà numerose aree attrezzate, fonti, piccoli rifugi, pannelli esplicativi. Gran parte dei percorsi seguono stradelle in terra battuta, sono di breve durata e quindi accessibili anche al camminatore meno allenato ed ai bambini. Tuttavia i numerosi collegamenti fra di essi consentono spesso l’elaborazione personale di itinerari più lunghi e quindi soddisfacenti anche per l’escursionista più esperto ed esigente. Un ulteriore supporto è fornito dall’ottima guida pubblicata dalla Comunità Montana ove sono descritti tutti i percorsi con foto e cartografia relativa e che si può richiedere ad essa gratuitamente. Per chi poi volesse saperne di più ed essere accompagnato da un esperto conoscitore dei luoghi sono disponibili guide escursionistiche.
Infine nei pressi di Tiriolo transita il Sentiero Italia che in questo tratto attraversa l’Istmo di Catanzaro, il punto più stretto d’Italia, spartiacque tra il Tirreno e lo Jonio.
I percorsi possibili sono pertanto numerosi. Ci limitiamo a descriverne due: il primo sul monte Mancuso, il secondo (che consente numerose varianti) sul monte Reventino.

 

Monte Mancuso

  • Piano Canto (m 967)

 

  • Cozzo Stragola (m 927)

 

  • Rifugio Caserma Forestale di Falerna (m 1084)

 

  • Piano dell’Aglio (m 1141)

 

  • Ostello Falerna (m 1200)

 

  • Caserma Forestale di Nocera Terinese (m 1050)

 

  • Fossa del Lupo (m 1172)

 

  • Piano del Corvo (m 1115)

 

  • Campo Bombarda (m 1200)

 

 

Difficoltà

:T

Dislivello

: – 247 m; + 480 m

Tempo di percorrenza

:7 ore

Acqua potabile

:Piano Canto, Fossa del Lupo, Rifugio Caserma Forestale di Falerna, Rondinella e Campo Bombarda

Accesso

:lasciata la s.s.18 DIR in località Campo Dorato si attraversa l’abitato di Gullieri raggiungendo la località Aguglieri da dove si gode un’ottima vista sul Tirreno. Si prosegue tra campi coltivati per poi entrare in una fitta pineta e giungere all’area attrezzata di Piano Canto da dove può avere inizio l’escursione

Descrizione

:oltre Piano Canto si incontra l’area attrezzata di Cozzo Stragola, affacciato sul mare, e Piano di Stia, un bel pianoro elevato. Dopo Piano dell’Aglio si attraversa un fitto bosco di faggi adulti, con apertura di punti panoramici sul mare. A Fossa del Lupo vi è un’area attrezzata con una bella fontana in muratura di pietrame. Si attraversa quindi un bosco di pino nero, dove è facile vedere i velocissimi scoiattoli lungo gli alti fusti degli alberi. A Piano del Corvo la vista si allarga su tutta la fascia costiera in corrispondenza della foce del Savuto. A Campo Bombarda, termine dell’escursione, è presente una vasta area attrezzata che invita ad una lunga sosta per ammirare il suggestivo paesaggio della valle del Savuto.

Altri itinerari disponibili presso

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Un trenino tra i Monti della Calabria

Il pianoro di Decollatura è attraversato dalla tratta Catanzaro Lido/Cosenza delle Ferrovie della Calabria. E’ una linea a scartamento ridotto la cui sede è incisa nelle ripide pendici dei profondi burroni della Fiumarella e degli affluenti del Corace, con alti viadotti nell’attraversamento dei valloni e con gallerie che forano le propaggini montane. Percorrendola sulle sue simpatiche littorine, partendo da Catanzaro, si offre alla vista tutta una serie di aspre pendici con sullo sfondo dolci profili collinari. Dopo Gimigliano si percorre l’alto pianoro sulla riva destra del Corace e, quindi, quella sinistra dell’Amato nei pressi di Decollatura, svoltando poi per Soveria Mannelli e Cosenza, dopo tutta una serie di stupende vedute di campi coltivati, filari di pergolati di uva fragola e di gelsi al confine dei poderi, tra le folte foreste delle pendici montane. il tratto Catanzaro/Soveria Mannelli svolge quasi la funzione di metropolitana per il gran numero di paesi e nuclei abitati attraversati. I paesaggi suggestivi, d’altra parte, attraggono spesso gruppi di escursionisti nei fine settimana. Vi sono inoltre gli appassionati delle ferrovie, soprattutto provenienti dai paesi nordici, che amano, nei mesi non estivi, percorrerle su treni con locomotore a vapore, che le maestranze delle FF.d.C. hanno ristrutturato e rimesso in funzione.

Il monastero agostiniano di Campodorato

Alla strada statale che corre da Falerna a Nocera Terinese, si allaccia un sentiero fiancheggiato da alti castagni e nodosi ciliegi. Percorrendolo sino in fondo, si giunge dinanzi ad uno scenario di rovine, le quali racchiudono il segreto di mezzo millennio di vita monastica calabrese: il Monastero di Campodorato.
Il Convento fu fondato ed eretto dal Beato Francesco Zumpano nella seconda metà del 1400. lì fabbricato era dotato di due chiostri, uno grande ed uno piccolo, con torrette di guardia a guisa di fortilizio. lì Convento era detto popolarmente di S. Maria di Campo Arata, dell’ordine di S. Agostino, della Congregazione dell’Osservanza degli Zumpani, da cui dipendeva.
lì fabbricato fu danneggiato dal terremoto del 1783. In conseguenza di questo disastroso cataclisma, che colpì gravemente la Calabria, Ferdinando IV di Borbone, con decreto del Maggio 1784, ordinò ‘che tutti i monasteri, le cui famiglie al tempo del detto terremoto non raggiungessero i dodici individui, fossero aboliti (esclusi quelli dell’ordine di Malta), e le rendite devolute allo Stato ed amministrate dalla Giunta della Cassa Sacra (R.D. 14Giugno 1784)’.
lì Convento fu compreso nell’elenco di quelli da sopprimere. L’esodo definitivo dei monaci avvenne però nel 1792. Attualmente rimane solo il bel portale con la scalinata, l’abside decorata da costoloni di tufo modanati, due affreschi di artisti napoletani del 1529 visibili sulle pareti della navata.
Nell’esame artistico dei frammenti del Monastero di Campodorato, si deve tener conto che, trattandosi di un monumento sorto ad opera dei monaci il cui culto per la povertà improntò potentemente lo spirito della Regola, si ebbero piuttosto schemi compositivi privi di qualsiasi decorazione, anzi francescanamente semplici: quasi compendio sapiente di vita austera e sobria, tradotta in un divino cantico di pietra.

L’abbazia di S.Maria di Corazzo

Sulla sponda destra del fiume Corace, tra gli abitati di Carlopoli e Soveria Mannelli, vi sono imponenti ruderi dell’antica abbazia cistercense. Venne costruita nel nono secolo, nell’opera di latinizzazione della Chiesa meridionale di osservanza bizantina da parte dei normanni, in attuazione dell’accordo di Melfi del 1057 con il Papato. Fu, nel periodo medievale, un centro religioso, culturale ed economico di grande importanza, la cui egemonia si estendeva su un vasto territorio. Vi fu abate il grande esegeta Gioacchino da Fiore che lasciò nel 1187 tale incarico, uscendo dall’ordine cistercense, per creare un nuovo Ordine, il Florense nelle foreste della Sila fondando quindi l’attuale abitato di Giovanni in Fiore. lì pensiero di Gioacchino da Fiore rappresenta una tappa importante nella storia della civiltà occidentale ed ha ispirato Dante, l’opera religiosa di S.Francesco d’Assisi, Tommaso Moro e continua ad essere oggetto di studio nella Sociologia.

NOTIZIE UTILI

 

 

COME ARRIVARE

 

Con l’aereo:

dal vicinissimo aereoporto di Lamezia Terme.

Con il treno:

  • FS

: linea Roma-Napoli-RC. Stazioni di Lamezia Terme-Gizzeria Lido-Falerna-Nocera Terinese.

  • Ferrovie della Calabria

: linea Catanzaro- Soveria Mannelli -Cosenza con numerose fermate nei vari centri abitati.

Con l’auto:

Autostrada A3 Salerno –Reggio Calabria (quattro svincoli autostradali consentono il rapido accesso alla Comunità Montana). Altre strade statali collegano Lamezia Terme e Catanzaro con vari paesi.

Autolinee:

alcune partenze da Lamezia Terme.

 

Quando andare

 

Ogni stagione é buona per camminare, basta solo evitare la neve nelle località più alte dove si può incontrare solo per brevi periodi in inverno.

 

 

Cosa vedere

 

I centri storici meglio conservati con palazzi caratterizzati da lavorazioni artistiche in ferro battuto (vedi le lavoratissime ringhiere dei balconi) e bei portoni lignei, pregevoli chiese, resti di fortificazioni e di torri di guardia, ruderi di ville romane e tracce storiche risalenti all’età paleolitica. Interessanti le numerose sagre durante tutto l’anno e da vedere i bellissimi costumi antichi delle donne anziane, le pacchiane di Tiriolo e gli altri oggetti di artigianato.

 

 

Dove alloggiare

 

Come già accennato le possibilità di alloggio sono molteplici e capaci di soddisfare diverse esigenze. In tutti i paesi esistono uno o più alberghi. Alla Comunità Montana si può inoltre richiedere I’opuscolo con l’elenco delle aziende agrituristiche, alcune aperte tutto l’anno, altre solo nella stagione estiva, che offrono un ottima cucina casereccia. Chi preferisce l’Ostello della Gioventù lo troverà a Soveria Mannelli (tel. 0968/666079 – 662115).

 

 

Bibliografia

  • Comunità Montana monte Reventino, Guida turistica, 1994, Soveria Mannelli
  • F. Bevilacqua, Calabria Verde guida naturalistica e escursionistica, Ed. Abramo, Catanzaro, 1993.
  • WWF, CamminaCalabria, Ed. Ambiente, Milano, 1995.
  • F. Pascuzzi, Sua, Ed. Due Emme, Cosenza, 1991

 

 

Indirizzi utili

  • Comunità Montana dei Monti Reventino-Tiriolo-Mancuso via dei Vespri 88049 Sovaria Mannelli, tel. 0968/662364; fax 662380
  • A.P.T. Galleria Mancuso – 88100 Catanzaro, tel.0961/743901; fax 727973. 

L’uomo e la natura modificano rapidamente i sentieri e l’ambiente che li circonda, per cui nel tempo alcune informazioni contenute in questo articolo potrebbero rivelarsi inesatte o imprecise. Se te ne accorgi per favore segnalalo a

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