Pubblicato in: Diritto e sicurezza

Il grande fratello è online

di occasionivacanze 17 ottobre 2007


Come reagire agli spioni del web che violano la riservatezza degli
internauti

Mentre Paperino è in vacanza con Paperina, Qui, Quo e Qua
decidono di collegarsi a Internet e di registrarsi su www.rompiscatole.it, per attivare una casella di posta elettronica ed essere
aggiornati sulle iniziative del sito con una newsletter. Scrivono negli
appositi campi indirizzo, numero di telefono, reddito della famiglia e
quant’altro. Dopo qualche tempo, iniziano a vedere intasata la casella di posta
elettronica di messaggi di pubblicità, la buca delle lettere strabordante di
cartaccia e lettere. Addirittura vengono contattati da una società di
telemarketing che tenta di vendere ai tre nipotini una dentiera per
telefono.

L’esempio è ovviamente iperbolico, ma il rischio è attuale.
Sono pochi i siti nel web a potersi permettere un trattamento legittimo dei dati
personali raccolti dai visitatori, tanto più che la normativa in materia
presenta non pochi problemi di attuazione. La comunicazione globale mal si
concilia infatti con i limiti posti dalla legge all’uso dei dati personali,
tanto più che tali limiti possono valere soltanto nel territorio nazionale,
mentre nella Rete delle reti ogni comunicazione ha per potenziali destinatari
tutti gli abitanti del globo con un computer connesso al web. Per questo la
legge n.675 del 1996 (visionabile su www.privacy.it), meglio conosciuta come legge sulla privacy, mal si adatta alle
comunicazioni telematiche. La comunità virtuale è in attesa che la materia venga
disciplinata da un apposito decreto legislativo, che il governo sta
elaborando.

Ma quali dati possono essere letti e registrati? Anzitutto,
quando ci connettiamo al provider, viene registrato il nostro accesso e i
siti che visitiamo registrano il nostro passaggio con un breve file di testo
(chiamato cookie). Quindi possono essere mappate le nostre abitudini di
navigazione (al limite altri possono conoscere i siti, anche “sconvenienti” che
abbiamo visitato). Questa registrazione avviene senza che ce ne rendiamo conto.

Un’altro modo di trattare i dati personali degli internauti è quello di
chiedere direttamente ai visitatori i dati che interessano. A fronte di un
servizio, viene richiesta la registrazione, nella quale si chiedono indirizzo,
numero di telefono e così via, fino al reddito percepito in un anno. Per
chiedere questi dati, è necessario capire per quale finalità vengono raccolti.
Per farlo basta leggere l’informativa sul trattamento dei dati personali imposta
dalla legge prima del consenso dell’interessato.
Quando ci viene richiesto di
compilare un form con i nostri dati per ottenere un servizio, la legge impone
che l’interessato venga edotto tra l’altro, delle finalità del trattamento, del
responsabile, della circostanza che tali dati siano o meno necessari per
accedere al servizio e del nome del titolare del trattamento. Su queste
circostanze, deve essere prestato il libero consenso dell’interessato, in forma
scritta. Se si ritiene di volere cancellare i propri dati da un registro, la
legge sulla privacy attribuisce all’interessato degli efficaci strumenti di
reazione. Egli ha infatti il diritto di chiedere la cancellazione, la rettifica
dei dati raccolti giorni a norma dell’art. 13 della legge 675/96, mediante invio
di raccomandata raccomandata A/R al titolare del trattamento. Se non è stata
data una risposta, dopo un certo periodo di tempo si può adire il Garante, per
denunciare il comportamento illegittimo di chi detiene i dati personali. Il
ricorso può essere infatti presentato solo per la tutela di una precisa
richiesta di accesso, correzione, integrazione, cancellazione dei dati
(formulata in riferimento ai diritti di cui all’art. 13 delle L. n. 675/1996)
avanzata precedentemente al titolare o al responsabile del trattamento e da
questi disattesa anche in parte.
Il ricorso, in carta semplice, deve essere
inviato con lettera raccomandata al “Garante per la protezione dei dati
personali”, oppure consegnato a mano, presso la sede dell’Autorità (Piazza
Montecitorio, 121 – 00186 Roma).
Al garante si possono spedire anche
informali reclami e segnalazioni.
Per capire meglio come farsi giustizia
presso il Garante della pricacy, si può utilmente consultare il sito ufficiale
www.garanteprivacy.it. Sul sito ci si può iscrivere alla Newsletter del Garante,
che informa sulle recenti attività dell’organo.

Tutela: il Suo diritto di accesso ex art. 13 della legge
675/96, le consente di richiedere per raccomandata AR, la cancellazione dei suoi
dati entro cinque giorni dalla richiesta, con possibilita’ altrimenti di adire
il Garante, per denunciare il comportamento del negoziante.


Quando far sapere chi siamo e’ un bene

Per ottenere servizi più mirati, per pubblicizzare la nostra
attività, per avere direttamente a casa il prodotto acquistato è necessario
fornire dei dati personali. Normalmente nei siti istituzionali, il trattamento
dei dati viene svolto in forma legittima e pertanto si possono fornire
informazioni a cuor leggero. Un indizio della serietà di chi chiede chi siamo è
sicuramente l’informativa sul trattamento: se prima della raccolta ci viene
spiegato per quale ragione vengono richiesti certi dati, da chi vengono tenuti i
registri, a chi rivolgersi nel caso di turbativa, ci sono sufficienti garanzie
per procedere alla compilazione dei campi con i dati
personali.


Come sfuggire al grande fratello

Esistono programmi che consentono di sfuggire
all’identificazione. Questi operano una connessione a due provider in modo da
sembrare che ci si è collegati da un operatore diverso da quello reale. Anziché
sembrare connessi da Tiscali, sarete connessi con un provider lappone,
sconosciutissimo e magari un po’ lento. Queste e altre risorse da Hacker su
www.freedom.net e su www.astalavista.com. Su quest’ultimo sito potete fare una prova. Cliccate su
privacy analysis e vi comparirà una pagina con il vostro indirizzo IP, il
contenuto del vostro disco fisso, e la vostra regione di provenienza.

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